L’ormone antimulleriano (AMH) è un ormone peptidico, una glicoproteina prodotta a partire dalla trentaseiesima settimana di vita fetale:

  • nei maschi, dalle cellule del Sertoli nel testicolo;
  • nelle femmine, dalle cellule della granulosa dell’ovaio.

Nella donna è presente fino alla menopausa e, come detto, è prodotto dalle cellule della granulosa dell’ovaio, cioè le cellule che circondano l’ovocita. Le cellule della granulosa, dunque, fanno parte del follicolo ovarico.

 

La produzione dell’AMH è massima nelle cellule del follicolo ovarico in fase preantrale e antrale precoce, per poi diminuire gradualmente fino al follicolo atresico, nel quale non è più prodotto.

Qual è la funzione dell’ormone antimulleriano?

L’AMH ha principalmente due funzioni:

  • diversificare l’apparato genitale dei feti maschi e femmine, poiché è responsabile della regressione dei dotti di Müller (le strutture embrionali che originano utero, tube di Falloppio e vagina) nei feti maschi;
  • impedire ai follicoli primordiali di essere reclutati prima della loro crescita nelle donne dopo la pubertà. 

Nella donna, infatti, esiste una riserva di ovociti, chiamata riserva ovarica. Ogni ovocita è contenuto in un follicolo, detto primordiale. La caratteristica degli ovociti è di essere bloccati in una particolare fase dell’ovogenesi fino alla pubertà, dopo la quale un piccolo numero di essi riprende l’ovogenesi ogni mese.

Gli ovociti che riprendono l’ovogenesi sono quelli contenuti nei follicoli che rispondono ad un altro ormone, l’ormone follicolo stimolante (FSH). Sotto lo stimolo dell’FSH, cioè nella fase del ciclo in cui l’FSH è alto, il follicolo cresce. In realtà crescono alcuni follicoli, ma solo uno diventa quello dominante in ogni ciclo mestruale e produce l’ovulazione.

Poiché l’ormone AMH impedisce ai follicoli primordiali di crescere quando non è il momento, di fatto, mantiene la riserva ovarica. Per tale ragione l’AMH costituisce un marcatore dell’età ovarica e fornisce un’indicazione sulla possibilità di ovulare ancora.

L’AMH viene misurato, infatti, in donne:

  • sottoposte a chemioterapia o a radioterapia, due terapie che danneggiano le ovaie;
  • con storia famigliare di menopausa precoce;
  • alla ricerca di una gravidanza;
  • prima della terapia ormonale per le procedure di fecondazione assistita, per valutare la probabilità di successo della stimolazione ovarica.

Inoltre, l’AMH è misurato anche in altre situazioni:

  • per la diagnosi e il follow-up dei tumori ovarici originati dalle cellule della granulosa;
  • per avvalorare la diagnosi di sindrome dell’ovaio micropolicistico o come esame diagnostico alternativo in alcuni casi particolari, perché il livello di AMH aumenta nelle donne con sindrome dell’ovaio micropolicistico;
  • per la valutazione della funzione testicolare;
  • in caso di neonati con genitali ambigui.

Come viene misurato l’ormone antimulleriano?

La misurazione avviene su prelievo di sangue, eseguendo un saggio immunoenzimatico di tipo ELISA.

Nella donna, i livelli di AHM non dipendono dalla fase del ciclo mestruale, perciò possono sempre essere misurati. L’unica accortezza è, per chi ne fa uso, quella di sospendere la terapia estroprogestinica 2-3 mesi prima di effettuare la misurazione.

Come per gli altri esami ormonali, non è necessario eseguire l’esame a digiuno (a meno che non ci si debba sottoporre anche ad altri test, come quello della glicemia, che necessitano di essere eseguiti a in stato di digiuno).

Cosa suggerisce il metodo ELISA?

Il metodo ELISA (dall'inglese enzyme-linked immunosorbent assay) è il saggio di laboratorio utilizzato per misurare i livelli di ormone AMH in un campione. 

Il saggio ELISA è utilizzato per dosare molte altre molecole e la specificità del saggio si ottiene utilizzando gli opportuni anticorpi. Per dosare l’AMH, sono necessari anticorpi anti-AMH legati ad un enzima, tramite il quale è possibile verificare la presenza dell’AMH nel campione analizzato.

Con il metodo ELISA, quindi, si ottengono le misure dei valori di AMH delle indicazioni sui livelli di AMH, se alti, bassi o nella norma.

Quali sono i valori AMH di riferimento?

I valori di riferimento per l’esame dell’AMH variano in base al sesso e all’età.

Per le donne:

  • <4.7 ng/ml se l’età è inferiore ai 2 anni;
  • <8.8 ng/ml se l’età è compresa tra 2 e 12 anni;
  • 0.9-9.5 ng/ml se l’età è compresa tra 13 e 45 anni;
  • <1.0 ng/ml se l’età è superiore a 45 anni.

Per gli uomini:

  • 14-466 ng/ml se l’età è inferiore ai 2 anni;
  • 7.4-243 ng/ml se l’età è compresa tra 2 e 12 anni;
  • 0.7-19 ng/ml se l’età è maggiore di 13 anni.

Cosa fare se i valori AHM sono bassi?

Se dall’esame AMH i valori bassi risultano bassi, essi indicano:

  • menopausa fisiologica o precoce;
  • insufficienza ovarica, cioè la notevole riduzione della riserva ovarica;
  • nell’uomo indicano ipogonadismo e disordini dello sviluppo sessuale.

Nel secondo caso, se la donna è in cerca di gravidanza, è estremamente difficoltoso rimanere incinta. La quantità di AMH, infatti, è direttamente proporzionale alla grandezza della riserva ovarica. L’assenza dell’ormone AMH causa un reclutamento eccessivo dei follicoli ad ogni ciclo mestruale, esaurendo precocemente la riserva ovarica.

In caso di volontà di una gravidanza in presenza di basso AMH, il medico dovrà valutare se i livelli di ormone sono comunque sufficienti per tentare la strada della fecondazione assistita; quest’ultima, infatti, non è sempre percorribile.

In ogni caso, prima di porre diagnosi e prognosi definitiva, il medico avrà bisogno di valutare anche gli esiti di altri esami. Quando l’intero quadro clinico sarà definito, il medico potrà indicare cosa fare se l’ormone antimulleriano è basso.

 

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